20 aprile 2007

Perché è bello (p)asseggiare

Cammino per strada alla disperata ricerca di un tabaccaio con due pacchetti in tasca. Smetto di chiedermi perché le marche da bollo vengano vendute negli unici posti dove non servono. La vedo. Un incrocio fra la mia (ex) pinguina e Giovanna Mezzogiorno, quella sullo schermo non quella vera. Jeans negli stivali, magliettina fina come da canzone, passo ondulante ma deciso. Mi guarda sotto gli occhiali da sole, lo sento. Ci avviciniamo come in un western. Si passa rapida la lingua sulle labbra. Mentre penso contemporaneamente che A) la belva ha trovato la preda e che B) la preda è nella candid camera di un Nestcaffè, il mio corpo risponde con C: sorriso cabriolet interpretabile fra il furbo e l’ebete (interpretazione inversamente proporzionale alla risposta data). Si gira con una mossa da pantera monella e mi ignora per qualche istante. Lì mi conquista. Poi si toglie gli occhiali e mi guarda. “Scusi, è questa la clinica di somatizzazione?”

Non sono riuscito a trattenermi sbottandole a ridere in faccia. È propri vero, somatizzo tutto.