26 marzo 2011

rollin'

Scivoli nella vita come la ruota di una metropolitana: ti sembra di controllare il viaggio ma in realtà puoi solo scegliere la velocità con cui arrivare alle tappe che hanno già disegnato per te fra un capolinea e l'altro.
È con la frenata brusca che ti risvegli, col suo odore acre di gomma bruciata che si espande nell'aria come della gramigna nata da un fagiolo magico, senza giganti che la possano abbattere o condizionatori che lo possano convincere a trovare la strada per il cielo.
Il vagone inerte ricorda una balena bianca spiaggiata dopo aver perduto il suo Achab, e la folla intorno sembra fatta di giapponesi che dagli arpioni sono passati alle macchinette digitali, ma senza un monumento nei paraggi.
Tutto fermo.
Se non puoi scegliere la meta, almeno puoi decidere di non muoverti.

24 marzo 2011

πνεύμα

Oggi mi sento cosi inspirato che se mi guardo di profilo sembro un vettore fra realtà ontologiche.

23 marzo 2011

Du' spicci se te spicci

Corre verso la fermata della 9 ché pare abbiano messo dei divani veri sulle banchina, forse per fare del product placement live; pensa ad una strana mossa di marketing per una città che ha innalzato i posti a sedere nelle attese della metro a luoghi di scomodità controllata, con perimetri fantasiosi a cui è affidato il compito di far sedere ma mai sdraiare. Piccoli purgatori dentro gli inferni delle routine fatti contro chi si è squagliato dentro paradisi artificiali. Ma la fauna degli sconfitti, arresi o vinti che siano, non si esaurisce lí. C'è chi il nirvana lo cerca con forza decidendo di non girare la ruota del samsara e lascia l'acquisto delle vocali a chi le accoppia con le note. Ma allora cambia la geografia: le banchine no, sono zone di silenzio. La musica è per i corridoi ed i vagoni. E cosí lui correva tra questi due assi, si muoveva fra delle musiche ordinate e delle vite ascisse per cercare la morbidezza in un universo freddamente cartesiano. Perché alla fine come tutti voleva giusto un po' di tempo col culo al caldo. Poi avrebbe ricominciato la questua quotidiana del cibo.
Una moneta, almeno una,
Una moneta contro la sfortuna,
Una moneta per cortesia,
Una moneta e dopo vado via.

18 marzo 2011

Metro a metro

Marco urla. Grida concitate che si sovrappongono ad ordini secchi mischiati al crepitio delle armi automatiche, alle esplosioni e ai colpi di energia che tagliano l'aria veloci come folgori: quando si sente lo sparo è sempre troppo tardi. Luci, grida, suoni, sensazioni. Una cacofonia cromatica che si presenta sotto gli occhi dei pochi sopravvissuti. Marco urla più forte e tutti gli altri finalmente ascoltano muti, cominciando a seguire gli ordini si sparpagliano sul terreno come fosse il campo di calcetto dell'oratorio, ognuno in posizione. D'improvviso cala il silenzio come se la battaglia fosse finita. O come se il peggio dovesse ancora arrivare. Muscoli tesi, labbra serrate, occhi che frugano nel panorama cercando segni nel terreno. Qualcosa si muove nel terreno e l'ordine arriva in un sussurro, implacabile e inevitabile <<ora!>>. Tutti scattano in contemporanea, imbracciando le armi e cominciando a sparare. Concentrano il fuoco in quello che sembra un guyser di fango che smuove il terreno con una ruspa che scava dal centro della terra, o come uno zombie dei film di Romero solo dieci volte più grande. Dall'alto lo spettacolo di linee di fuoco e di fiamme che si intrecciano in unico punto renderebbero fiero ogni dio del caos, mentre giusto un cartografo ubriaco riuscirebbe a guardare lo spettacolo transformandosi di colpo in un ermeneuta; per tutti gli altri ci sarebbe solo il fascino della distruzione in movimento. Istanti che scorrono via lenti come del miele pigro nelle colazioni di inverno. Il terreno si blocca, la forza misteriosa che scava la sua via di fuga sembra non esserci più.
<<Fermi! - arriva diretto nelle orecchie di tutti che smettono di sparare - Dobbiamo controllare che il tank sia morto sul serio>>,
<<Ci penso io>> chiosa Leo,
<<Oh io devo andare: c'ho il cinema>> aggiunge d'impovviso una terza voce.
<<Ma scusa ho detto a tutti fino alle 8 e tu vai via un'ora prima? Sempre il solito>> Aggiunge Marco con una voce mista di rimprovero e di condiscendenza.
<<Giuro la prossima volta, ma oggi l'ho promesso a Irene e quella lo sai che mi spezza le gambe se le do buca>>.
<<Va be' ragazzi salvo tutto e ricominciamo da qui ma ricordatevi l'equipaggiamento eh>> e un coro di saluti si mischia nelle cuffie finché sullo schermo il menù lascia lo spazio alla scritta
QUITTING...

16 marzo 2011

Estrazioni nucleari

E poi vai dall'amico giapponese e capisci che sono fatti di una pasta diversa.

Io sono un grande teorico (e pratico) della rimozione forzata soprattutto in caso medico, dunque se non so, non è successo. Mi rendo conto che l'approccio è sbagliato. É per questo che ho inventato la settimana del check-up : 10 giorni (tempi italiani, in india la settimana sarebbe stata di 28 giorni e a NewYork 3) concentro tutte le mie visite mediche, con una complessissima azione a cascata per evitare che mi freghino in contropiede con la mancanza di un appello dei globuli bianchi, di un lipido distratto o un leucocita timido dietro la lavagna; in ultimo la detntista, un po' perché nell'approccio olistico ancora i denti non hanno trovato spazio, un po' perché è sadica. Presa alla fine non ho tempo per cose troppo complicate e non rischio di farmi sedurre dalle tette spalmate in faccia nemmeno fosse un comic hentai, anche se ammetto che una carie trapanata via a forza senza anestesia mi ha avvicinato al concetto di "essere penetrati" e chiarito il "sono sicuramente etero", wired! -ecco, cominciamo a creare un sottocodice che è importante per fidelizzare il mio lettore islandese, tipo che se dico "wired" si capisce che è riferito all'atro post e quindi un sostanziale "li mortacci" declinato-

È quando ha cominciato a parlare in maniera distaccata che ho pensato al classico caso di rimozione o elaborazione ancora non cominciata. Invece mi ha detto "sono stato male per 3 giorni, ma che puoi fare contro una cosa del genere? Le famiglie le senti per capogruppi con 1 minuto al satellitare dell'esercito. Lo zio ha detto che stanno bene tutti. Tutti chi? Speriamo tutti quanti." E poi a discutere di come reimpostare un lavoro che non esiste più. Perché con la globalizzazione uno tsunami fa morti da un lato e disoccupati dall'altro.

All'ultimo bicchiere non rimaneva che riderci su: "vi prestiamo Bertolaso-san?"

15 marzo 2011

The Times They Are A Changin'

La riscoperta delle cabine telefoniche è una di quelle ragioni per cui anche nella "neonata" versione italiana (perché nel Paradiso francese dello shopping trovo solo quella US e UK mortacci vostra?!) si chiama Wired e non Wireless. Generazioni post-tamagochi che ricordano l'i-mode come il mesozoico si ritrovano improvvisamente nel precambriano. E il trenino a gasolio che mi portava a scuola non mi sembra più tanto male. La grande lezione che stiamo imparando è che le metastrutture sono più fragili (uh! E ci voleva uno tsunami), che l'elettronica non è male ma senza la meccanica non vai da nessuna parte, e più in generale che l'atomo batte sempre il bit (bellezza femminile a parte ché fotoscioppata pare meglio, ma dovremmo aprire tutto un capitolo sulla civiltà dell'immagine, le proiezioni, etc. etc. Dunque per facilità rifuggiamoci nel postulato più alto dell'ormone che batte sempre il neurone).

14 marzo 2011

Sí in tre-no

La mission di questo posto qui è assolutamente chiara : io non ci voglio avere un blog, dunque mi sono detto di scrivere cose completamente senza ordine, struttura o periodicità; sul fronte contenutistico ho sempre e solo parlato di/a/da/in/con/su/per/tra/fra mémédesimostesso, cosí da non essere assimilabile al diario o -attentato!- a spacciatore di vere notizie (nella misura in cui consideriamo informazione genuina i copia-incolla dalle agenzie e/o siti stranieri). Figuriamoci quindi quando ho paventato l'idea di scrivere microracconti da metropolitana (stufo della lettura a bocconi, valutavo come sovvertire la legge d'eremitaggio mentale del sistema di trasporto pubblico).

Poi ho pensato che milioni di persone si sono fatte perculare dal manifesto Dogma di von Trier, dunque perché non cercare anch'io un sistema di regole completamente innaturali per il mezzo scelto, da pervertire col mio personale "Dancer in the Dark" (un po' scuola Ghedini)?
Ehi sono in metro e non mi va di leggere, quindi ti parlo come al solito di me, anzi meglio! del mio stato mentale codificato temporalmente e spazialmente. Toh, è un racconto (ma non importa perché è un sogno wink wink).

Fa rima e c'è, stacce.

13 marzo 2011

Fantasmi

Un tempo vedevamo Godzilla rimanendo esterrefatti dalla distruzione di edifici di cartone. Un meccanismo psicologico di identificazione dello spettatore.
Poi arriva uno tzunami secchione e ci sono navi risucchiate nei gorghi, treni penzolanti e scenari alla kenshiro mentre alla radio una voce femminile, come incidendo un messaggio d'attesa di call-center, ti dice che la situazione oscilla fra il "molto grave" e la "catastrofe". <<Salve, al momento tutte le linee sono occupate. Per favore restate in attesa di meltdown per non perdere la priorità acquisita. Nel frattempo lo iodio 131 vi è offerto dal sistema di sicurezza nazionale>>. E' tutto cosí grottesco che a farci un film sopra per essere presi sul serio si è praticamente costretti a raggiungere il livello boiata di 









Altrimenti lo scambiano per documentario e non per fiction.
Un po' come Berlusconi ed il Caimano.

9 marzo 2011

M&M's

É ufficiale : ho perduto la mia aidoru. Dovevo atomicamente approfittarne quanto ha digitalmente aperto le gambe, ma proprio non mi prendeva. Ora non so se consolarmi riflettendo su frasi tipo <<per ogni bellissima c'è almeno un uomo che pensa alla sua ex rompicoglioni>> (ed io sono cosí avanti da essere già al "pre" che al "ex"), se accusarmi di vivere in una sacca di senso di colpa dalla cattolica origine che porta alla castrazione dell'autostima e quindi di non meritarmi cose e/o persone, se semplicemente sono un codardo, etc. etc. In ogni caso, come per ogni donna che perde il suo corteggiatore, mi mancano tutte le sfilate di foto e i cambiamenti di profilo ogni 12 minuti e mezzo. Non avrei mai apprezzato il gusto o digerito la glassa, ma la confezione mi ero abituato ad averla nella tasca. Addio al pacchetto di caramelle.

8 marzo 2011

On the 9th cloud

A me 'sta cosa del cloud computing piace un sacco, e non solo perché mi basta un assaggio di internet per ritrovare le informazioni. La cosa più bella è la facilità di scambio delle informazioni. Cosí se anche mi sono lasciato affascinare, mai completamente sedotto, dall'intelligenza collettiva, se ho fortemente creduto in quella connettiva, rimango estremamente colpito nell'imminente dalla conoscenza partecipativa. Ora vi spiego come. Ho creato una cartella condivisa per lo scambio di musica con un gruppo di amici scelti e fidati che a loro volta potranno aprire i cancelli ed estendere la rete sul concetto di moneta-fiducia pilastro contemporaneo postfacebook dei social network. Ora, oltre a ritrovarmi musica fighissima nuova, mi scopro un sabato mattina il bootleg di un concerto a cui ero presente (ovviamente con uno dei suddetti) giusto 12 anni fa. E se non è memoria collettiva questa buona camicia a tutti.

PS: poi faccio un post a parte per la mia prof di semiotica dei tempi universitari che parlando di reale e virtuale mi chiedeva dove mangiassi il pollo. Oggi io vorrei sapere dove lei ascolta la musica (e qui il mondo nuovoloso si divederà fra deezer e grooveshark, con scarti percentuali di lastfm e pochi fortunati che parlandomi di netflix ovviamente possono scoperchiare il vaso di Pandora).